
L’esercito delle guerriere di pasta frolla
Espressione accigliata, sguardo severo, ogni piccolissima ruga opportunamente tirata…
Posizione eretta come se avessero un bastone al posto della schiena, braccia muscolose ciondoloni lungo i fianchi e falcata decisa sui trampoli più improbabili. Asfissiate dentro a bustini troppo stretti ecco che avanzano sulla passerella con ordine e precisione; se non fosse per la mise che indossano e per il contesto che le circonda potrebbero sembrare soldatesse pronte all’attacco.
Può darsi che la mia visione riguardo alle sfilate d’alta moda sia un po’ viziata dal mio modo di interpretare la cucina e di approcciarmi al cibo che vedo come qualcosa che possa allietare alcuni momenti della giornata, unire diverse persone allo stesso tavolo e dichiarare un’appartenenza culturale e regionale, ma su quelle passerelle di alto vedo solo i colli e le gambe di queste povere ragazze.
Hanno facce scavate e bacini ossuti, seni smunti e sederi cadenti (al contrario di quel che si possa pensare dei loro glutei, sono spesso flaccidi e pieni di smagliature a causa delle diete perenni e della mancata attività fisica); hanno occhi vitrei e labbra serrate in smorfie leggermente sofferenti che quasi ti vien voglia di sapere cosa succede dietro le quinte, perché queste modelle sono così tristi?
Forse perché il mercato della moda impone indossatrici troppo scheletriche, con dei paradigmi che mai sono stati tanto lontani dalla realtà! Dove le trovi nella vita di tutti i giorni donne così fragili che sembrano fatte di pasta frolla, così deboli da non poter emettere un fiato?
Da abolire anche le sfilate per le taglie forti, se servono solo da contraltare a quelle per le anoressiche. Perché sembra tanto difficile capire che quasi sempre (per non dire sempre) in medio stat virtus? Perché costringere delle povere giovani al lavaggio del cervello fino al punto di pensare di ingerire la stoffa dei tessuti per non sentire i morsi della fame, ma senza ingrassare?
La sola immagine dà i brividi.